All’apertura degli Stati generali della cultura a Roma, svoltisi ad inizio novembre, lo scrittore Vincenzo Cerami ha descritto in modo poetico e profondo l’enormità del patrimonio culturale che l’Italia ha accumulato nei secoli, eredità che non deve essere dispersa e tradita, ma deve essere da stimolo per la crescita e per la rinascita di tutto il nostro paese.

Per chi fa impresa, per chi ambisce come noi, a realizzare prodotti che si considerano di pregio, le sue parole sono degli ottimi appunti di viaggio.

La cultura aziendale è anche figlia del contesto in cui l’attività imprenditoriale si radica: la bellezza che ci circonda influisce sulla nostra vita e da forma ai nostri prodotti.

“Nuda è la foto che ritrae le tue bellezze, patria mia. E’ un’immagine appassita, ingiallita, di carta velina. Plastica. E retorica. Convenzionale. Vuota. Non c’è nessuno, e se c’è qualcuno è laggiù, che si allontana, a passo svelto. Scappa. Scompare. Dietro le mura gli archi le colonne. Mute scenografie di cartapesta sotto un cielo coperto di pixel. Che non sa niente di noi. E se ne frega.

«O patria mia, vedo le mura e gli archi /e le colonne e i simulacri e l’erme/torri degli avi nostri, /ma la gloria non vedo,/non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi/i nostri padri antichi. Or fatta inerme, / nuda la fronte e nudo il petto mostri».

Eppure, i nostri padri antichi, pur tra guerre e tanto sangue versato, hanno raccontato la loro anima bella costruendo bellezza.

Ecco le mura, gli archi, i simulacri… Statue di ferro con la spada in mano, elmetti e giberne, cannoni divorati dal guano, bandiere di marmo, ignote corone di latta. E sante con il giglio in mano e santi con lo sguardo al cielo.

Fin dalla Magna Grecia, sasso su sasso, geometrie e fili a piombo, la storia ha lasciato tracce vive di un passato che ci fa dire, oggi, ancora: siamo italiani.

Siamo italiani per quello che siamo stati non per quello che siamo. La civiltà romana, la sua scienza, la sua giurisprudenza, i grandi poeti latini, i retòri e i filosofi… hanno lasciato monumenti di inestimabile valore sulla nostra penisola, e di universale, straziante attualità.

La bellezza fa tranquillo il sonno, siamo esistiti, abbiamo lasciato orme che ci hanno portato nei parchi, nelle piazze… che ci fanno continuare il passato.

Giotto dipinse Francesco, il più povero e umile degli uomini… un’umiltà che il tempo ha trasformato in orgoglio. E genialità.

Spezzare il rosario che lega il padre al figlio, il nonno al nipote… ci rende nudi, e spaventati, espatriati in patria.

La bellezza è negli uomini e nelle donne e si esprime negli oggetti che essi creano… anche quando la storia è un tormento.

Scegliamo noi dove abitare. Ogni epoca cerca il suo passato studiando civiltà sepolte, inciampando tra rovine e ruderi lisi dal tempo.

Dante volò nell’aldilà per ritrovare l’oggi degli uomini. Anche l’opera sua è un testamento. Dal Medio Evo al Rinascimento: altrettante bellezze in così poca terra non troverai nel mondo intero. Da Michelangelo a Modigliani passando per Galileo hanno marciato gli artigiani del pensiero e delle cose che si posano sotto i nostri occhi: muti hanno attraversato i secoli.

Questa è la nostra vera, imperitura, sublime, contemporanea bellezza. È la nostra ricchezza.

L’eterno dopoguerra italiano ha spinto i suoi talenti a guardar avanti… a costruire il nostro decoro.

Nell’altro secolo l’arte entra nell’industria. Italia: campione del mondo nel design… L’arte modella un frullatore, una scarpiera, una maniglia, una sedia sdraio… Capolavori d’arte: la bellezza arreda la nostra vita. Il futuro ha la faccia made in Italy di Giò Ponti e delle lampade Castiglioni, di Fellini e delle macchine Zagato, dei grandi maestri della moda. Le arance di Goethe sono le stesse di Munari…

Questi sono i nostri tesori, il petrolio italiano, la nostra immarcescibile materia prima.

Qui anche un eschimese trova un pezzo di sé.

Suona forte la voce di Ugo Foscolo e dei mille poeti civili: Italia, dove sono i tuoi figli… nulla ti manca se non la forza della concordia.

E adesso?

Adesso ci vorrebbe una bella pioggia acida per lavare tutto questo.

Un bagno rivelatore.

Per scrostare il monossido dai muri, la ruggine dalle campane, la muffa dalle colonne di marmo.

E ritrovare la bellezza. La ricchezza dell’Italia.

E lo stupore degli italiani.

Il futuro è nel passato, la ricchezza è nel passato e in tutto ciò che nel presente diventerà passato.

*Fonte “Sole 24 Ore” del 16 Novembre 2012

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