Il rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere conferma la forza dell’economia verde nel nostro Paese.
Dal 2008, oltre 341 mila imprese, il 22%, hanno investito sull’ambiente. Dato che sale al 33% nella manifattura.
Sono collegati alla green economy il 61% (234mila unità) dei nuovi posti di lavoro prodotti quest’anno. La percentuale arriva addirittura al 70% nel settore ricerca e sviluppo.
Investire in ambiente significa anche essere più forti nell’export: il 44% delle imprese manifatturiere che fanno eco-investimenti esporta stabilmente, contro il 24% di quelle che non investono.
Le imprese manifatturiere green dimostrano una doppia propensione a innovare, 30% contro il 15%, rispetto alle non eco-investitrici.
È green anche il 37,1% delle start-up nate nel primo semestre del 2014, ossia 33500 nuove imprese.
Il rapporto Symbola-Unioncamere racconta di un’Italia che già esiste, che combatte la crisi con la green economy e si rafforza nei mercati globali.
Un’Italia competitiva, forte dei suoi cromosomi antichi, che incrocia la bellezza e la qualità con l’innovazione e la conoscenza, che trae forza dal legame con il territorio e le comunità. In grado di affrontare un mondo che cambia.
La sfida del clima è una straordinaria occasione per ripensare la società e l’economia, per spingere le nostre imprese sul territorio avanzato dell’innovazione della sostenibilità, per renderle più competitive e resilienti. Chi vede nel taglio delle emissioni e nel miglioramento dell’efficienza un freno alla nostra economia e alle nostre imprese, senza vedere le opportunità che ci offre, è su una falsa strada.
Il futuro dell’energia è nel risparmio energetico, nell’efficienza, nelle fonti rinnovabili.
Le green economy è la via maestra sia per contrastare i mutamenti climatici sia un modo per battere la crisi.
Dall’agricoltura all’hi-tech, dal saper fare artigiano alla chimica verde, dal turismo alla meccatronica, un’Italia che fa l’Italia è già in campo e aspetta di essere ascoltata, valorizzata, messa in rete.
Tratto da “il Sole24 Ore” di mercoledì 12 Novembre 2014, articolo di Ermete Realacci